Settimo articolo della serie #seiodicotudici sviluppata in collaborazione con GiPI – Giovani Pakistani in Italia.
Urdu e italiano: un punto di vista linguistico
In questo nuovo articolo Tahira Anwar, che già ci aveva parlato delle festività pakistane, ci presenta un affascinante confronto tra la lingua del suo paese d’origine, l’urdu, e l’italiano.
Vivere in più lingue
Il contesto linguistico in cui sono cresciuta è un aspetto della mia vita di cui vado particolarmente fiera.
Sin da piccola ho avuto a che fare – in un modo o nell’altro – con lingue diverse, che hanno caratterizzato aspetti diversi della mia vita.
Una di queste è l’italiano, che è senza dubbio la lingua in cui mi esprimo meglio. È in italiano che riesco a raggiungere il massimo delle mie capacità espressive. Inoltre, insieme all’inglese, è l’unica lingua in cui riesco a leggere e scrivere senza alcun intoppo.
Il “mio” italiano
Mi ricordo ancora, però, di un’infanzia neanche poi molto lontana in cui l’italiano non lo conoscevo così bene.
Nonostante fossi arrivata in Italia quando avevo appena compiuto due anni, non sono entrata in contatto con la lingua finché non ho cominciato a frequentare la scuola materna.
Per i primi anni delle elementari mi sentivo molto sperduta e spesso mi trovavo in difficoltà con i compiti.
La situazione cominciò a migliorare a partire dalla terza elementare; verso la fine della quinta non avevo più problemi a comprendere e a comunicare in italiano. Mi ricordo che un ruolo importante lo ha giocato la lettura: sin da quando ho aperto il mio primo vero libro (era uno della saga di Geronimo Stilton!), non ho mai smesso di leggere. Questo ha contribuito ad accrescere il mio vocabolario e ad aiutarmi a comunicare meglio.
Il “mio” urdu: Il Pakistan in Italia tra parenti, amici e TV
Oltre all’italiano, sono cresciuta ascoltando e parlando altre due lingue. Le ho imparate dai miei genitori, dalla frequentazione della moschea, dagli amici di famiglia, dalle lunghe conversazioni con i parenti oltreoceano e, ovviamente, dalla televisione.
Una particolarità che ho ritrovato in molte famiglie pakistane in Italia è il fatto che hanno la TV sintonizzata non solo sui canali italiani, ma anche su quelli pakistani. A casa mia si passa da ARY News a Tg1, da Geo TV a Rai 1, dal Commissario Ricciardi a Parizad (serie TV pakistana) in un batter d’occhio.
È uno dei più bei ricordi che ho con la mia famiglia, perché mentre i miei genitori hanno approfondito la loro conoscenza dell’italiano, io allo stesso modo ho avuto la possibilità di rimanere in costante contatto con l’urdu. Sin da quando ho memoria, mia mamma e io ci siamo aiutate a vicenda, traducendo ciò che l’altra non capiva o spiegandolo in parole più semplici.
Se questa è la mia esperienza personale, volevo però raccontarti, in questo articolo, qualcosa di più sulla lingua pakistana: sarà un piacere per me accompagnarti in questo breve ma intenso viaggio!
Non solo urdu: breve storia linguistica del Pakistan
È probabilmente opportuno partire da quali siano le lingue parlate in Pakistan.
Il Pakistan è uno degli stati che si trovano nell’Asia del Sud, e ancora più precisamente nel Subcontinente Indiano. Quest’area è stata un crogiolo di culture, religioni ed etnie diverse.
È stata la culla dell’induismo, del buddhismo e del sikhismo, per poi essere dominata da diverse dinastie musulmane. Infine è subentrato il dominio inglese, che si è concluso nel 1947, con la Partizione della Colonia britannica in Pakistan, India e Pakistan Orientale (poi diventato Bangladesh).
Questo passato ricco di storia (insieme alla presenza di più di 200 milioni di abitanti!) ha fatto sì che il panorama linguistico del Pakistan sia estremamente variegato. Le sue lingue ufficiali sono l’urdu e l’inglese, ma si stima che vengano parlate più di cinquanta tra lingue e dialetti.
L’urdu
L’urdu fa parte del ceppo linguistico indo-iraniano, che a sua volta fa parte della vasta famiglia delle lingue indoeuropee.
Urdu e italiano: lingue “cugine”?
Questo significa che è un lontano, lontano parente dell’italiano!
Si possono individuare tracce di questa parentela nel lessico di entrambe le lingue.
Siccome entrambe le lingue discendono da una presunta lingua protoindoeuropea, possiamo trovare alcune parole in italiano e in urdu che si assomigliano sia dal punto di vista fonico e di significato.
- Re (dal latino rex, regis)
Raja (termine usato nel Subcontinente Indiano per il sovrano)
راجہ - Armadio (dal latino armarium)
Almari (termine usato per un armadio o una credenza)
الماری - Due (il numero)
Do (il numero due)
دو
In quanto lingua ufficiale, l’urdu è usato dal governo, dalle istituzioni, dalla burocrazia e nella comunicazione di massa.
Potrebbe essere paragonata all’italiano da un punto di vista di storia della letteratura: infatti è dal XIII secolo che poeti e letterati continuano a scrivere in questa lingua, lo stesso periodo dell’opera di Dante.
Un aspetto molto interessante dell’urdu è la sua mutua intelligibilità con l’hindi, la lingua ufficiale dell’India. Un parlante di urdu, quindi, non ha problemi a comprendere e comunicare con un parlante di hindi. La somiglianza è talmente grande che per alcuni linguisti si tratta semplicemente di varianti della stessa lingua, mentre altri le considerano lingue diverse.
Per capire a fondo la complessa questione di urdu e hindi, ci sarebbe bisogno di ritornare indietro di diversi secoli nella storia del Subcontinente. Per farla molto semplice, provo a spiegare una delle teorie più accreditate sulle origini di queste due lingue: nei secoli precedenti, c’era una lingua (tra le tante) che veniva chiamata Hindustani. Questa lingua deriva dal sanscrito, ma con il tempo, tramite la dominazione musulmana, è stata influenzata in modo considerevole dall’arabo, dal persiano e anche dal turco.
Dal XVIII secolo in poi, quando l’India era ancora unita sotto il dominio britannico, avevano cominciato ad acuirsi le divisioni tra le varie comunità, soprattutto tra quelle musulmane e indù.
Questo ha fatto sì che la lingua chiamata hindustani, abbia cominciato a essere influenzata da poeti e letterati musulmani e indù. I musulmani hanno cominciato a preferire termini di origine-arabo persiana a quelli di origine sanscrita, mentre gli indù hanno fatto l’opposto.
Secoli dopo, ciò ha fatto sì che l’idea di urdu si fosse consolidata come elemento identificativo dei musulmani del Subcontinente. Questo si riflette anche nei sistemi di scrittura diversi: l’urdu, infatti, usa l’abjad, basato sul sistema arabo, mentre l’hindi usa il devangari, un alfasillabario (abujid) molto antico utilizzato da diverse lingue dell’India.
Perciò nel 1947, al momento della Partizione della Colonia britannica e dell’Indipendenza di Pakistan e India, l’urdu è stato dichiarato lingua ufficiale del Pakistan (viene, però, parlato anche da milioni di indiani), mentre l’hindi quella dell’India.
Il Pakistan in lingue
In realtà, anche se l’urdu è molto diffuso e utilizzato nella vita di tutti i giorni, solo una piccola percentuale di pakistani è madrelingua urdu.
La stragrande maggioranza della popolazione, infatti, è bilingue. L’urdu costituisce la lingua franca del Paese e viene appreso a scuola. A casa e in famiglia invece, ognuno parla la lingua della propria regione.
Pakistan e Italia: “lingue regionali” e dialetti
Le lingue più parlate sono il punjabi, il pashto, il sindhi, l’urdu e il balochi. Tolto l’urdu, queste sono “lingue regionali”.
Ognuna di queste, infatti, viene parlata soprattutto in una regione diversa del Pakistan. Oltre a queste ci sono tante altre lingue che vengono parlate da gruppi più piccoli. La mia lingua regionale è il punjabi. Sebbene lo capisca, lo parlo poco, perché i miei genitori mi hanno parlato soprattutto in urdu. Mi affascinano molto le altre lingue regionali, soprattutto il pashto.
Quando mi capita di ascoltarle (in TV o su Youtube), lì per lì mi sembra quasi di capire quello che viene detto. Spesso è perché vengono inserite delle parole di origine araba o dei termini dall’inglese o dall’urdu, o molto semplicemente perché suonano simili. In realtà, nonostante qualche parola qui o lì, non riesco a capire niente. E suppongo che questa situazione non sia tanto diversa da quella di un parlante bergamasco che sente qualcuno parlare in dialetto siciliano.
Infatti, se la si considera attentamente, la questione delle lingue del Pakistan non è tanto diversa da quella dei dialetti regionali in Italia.
Un tempo, anche in Italia i dialetti costituivano delle vere e proprie lingue, parlate da intere comunità. Allora l’italiano era una lingua usata per i contesti esterni a quelli famigliari e comunitari. Anche l’italiano è stata una lingua che si apprendeva soprattutto a scuola e non a casa. E piano piano, sia l’italiano che l’urdu hanno cominciato ad essere usati in ambiti sempre più privati, come la famiglia.
Difatti, con il passare del tempo, l’Italia è diventata principalmente un paese di italofoni. In Pakistan invece, le lingue regionali sono fermamente radicate nelle proprie comunità e hanno una ricca cultura alle spalle, tanto che in alcuni casi vengono addirittura insegnate nelle scuole, come il sindhi nella regione del Sindh e il punjabi in India. Oppure, sono delle vere e proprie lingue minoritarie, come nel caso del pashto, che è la lingua ufficiale dell’Afghanistan.
Lingue “estere”: l’inglese e l’arabo
Ci sono altre due lingue che hanno una posizione di rilievo in Pakistan: l’inglese e l’arabo
Entrambe sono lingue arrivate nel Subcontinente tramite un’influenza esterna e sono penetrate a fondo nel contesto linguistico del luogo, diventandone parte integrante.
L’inglese, insieme all’urdu, è la lingua co-ufficiale del Pakistan e ha un ruolo abbastanza importante, un aspetto condiviso con molti altri paesi del Commonwealth, (un’organizzazione intergovernativa composta da stati che un tempo appartenevano all’impero britannico).
Soprattutto se si considera che viene usata regolarmente nei piani amministrativi, nell’esercito, nelle università e anche nella comunicazione. Perciò, molti pakistani sono fluenti in inglese e moltissimi altri riescono comunque a comprenderlo facilmente.
L’arabo, invece, ha un valore soprattutto religioso. È la lingua su cui si basa la religione islamica, prevalente in Pakistan. Anche se non conoscono l’arabo, i fedeli di tutto il mondo sanno leggere l’arabo del Corano, pregare i namaz e invocare Dio in arabo.
E non solo: il Corano viene anche ascoltato e recitato, così come gli inni religiosi. Insomma, in un modo o nell’altro l’arabo fa parte della vita di tutti i giorni e molti scelgono anche di approfondire i propri studi religiosi, partendo proprio dallo studio della lingua. Infatti, sebbene siano disponibili tantissime traduzioni, la forma autentica del Corano è in arabo.
E io, quindi?
Ho vissuto in Pakistan per pochissimo tempo e ci sono tornata raramente, ma sono sempre rimasta in contatto con le lingue e le tradizioni che lo caratterizzano.
A casa mia si passa dall’italiano, all’urdu e al punjabi (la mia famiglia è originaria della regione del Punjab). Il più delle volte non parliamo nessuna di queste lingue, ma un miscuglio delle tre.
A questo si aggiunge anche l’inglese, che viene spesso mescolato all’urdu. Anche l’arabo è una presenza costante: per anni ho frequentato un centro islamico dove ho imparato a leggere il Corano e a pregare.
Crescendo in questo contesto, ho maturato un profondo interesse per le lingue e il linguaggio in generale e questo ha influenzato molti aspetti della mia vita.
Per esempio, alle superiori ho scelto di fare il classico per studiare latino e greco, mentre all’università ho scelto di entrare in una facoltà di interpreti e traduttori, dove studio cinese e arabo. Inoltre, negli ultimi anni sono diventata sempre più consapevole e grata dell’eredità culturale che ho ricevuto e proprio per coltivarla, sto cercando di colmare le mie lacune in urdu e in punjabi. Questo mi ha portata ancora più vicino alla mia famiglia, ai miei amici e alla mia comunità.
Bibliografia
- Rahman, Tariq, Pakistani English (2020), in The Handbook of Asian Englishes a cura di Bolton, Kingsley & Botha, Werner & Kirkpatrick, Andy (2020)
- Rahman, Tariq, From Hindi to Urdu: A social and political history (2011)
The Citizens Foundation riconosce, nei suoi programmi educativi, la ricchezza linguistica del Pakistan e l’importanza, nell’educazione dei bambini, del concetto di “Lingua familiare”. Potrebbe interessarti questo approfondimento: Lingua madre e apprendimento: il modello innovativo Di TCF.
Leggi l’articolo precedente della serie ‘Se io dico tu dici”.