Salima Hashmi, figlia di uno dei poeti più influenti del Pakistan Faiz Ahmed Faiz, lei stessa artista di spessore, curatrice, professoressa e attivista femminista e anti nucleare, è stata ospite di Italian Friends of TCF per un’intensa settimana di preparativi, in vista di Art For Education 2018!
Salima, oltre ad essere una pittrice universalmente riconosciuta, ha condiviso il suo talento con migliaia di giovani artisti, insegnando per circa 30 anni al National College of Arts, l’Accademia di Belle Arti più prestigiosa del Pakistan. Attualmente Salima è il Rettore presso School of Visual Arts alla Beaconhouse National University, una posizione più che adatta vista la sua fama come “patrono delle nuove promesse artistiche pakistane”. In tre parole si può dire che Salima sia il faro dell’arte contemporanea pakistana nel mondo.
Durante il suo soggiorno in Italia, Salima ha visitato Milano, la Biennale di Venezia e tra i mille impegni ha anche rilasciato un’intervista a Vanity Fair in cui parla del Pakistan, di emancipazione femminile all’interno del paese e di TCF!
Ecco di cosa abbiamo parlato insieme:
In questi giorni hai avuto modo di visitare Milano e Venezia, che cosa ti ha lasciato quest’esperienza?
Da giovane studentessa d’arte, ho visitato molte volte l’Italia e sono sempre tornata a casa non solo stimolata intellettualmente, ma carica di un bagaglio colmo di nuove ispirazioni e suggestioni artistiche. A distanza di cinquant’anni l’esperienza è stata altrettanto profonda. Davanti all’Ultima Cena, mi sono commossa tanto da perdere le parole. Sono stata fortunata perchè mi sono stati concessi più degli usuali 15 minuti per ammirare quest’opera, e per questo sono profondamente grata. Venezia, come sempre, è una meraviglia a più livelli. La Biennale spalanca finestre in tanti mondi, ma la vera magia sta negli angoli tranquilli di Venezia che hanno il potere di suggestionare l’immaginazione, scavando un sentiero fino all’inconscio.
Non hai mai nascosto il tuo sostegno a The Citizens Foundation, come descriveresti l’impatto di TCF sul Pakistan?
The Citizens Foundation è una realtà d’eccellenza riconosciuta e ammirata in tutto il Pakistan per il suo metodo. Il loro approccio è assolutamente professionale e permette a persone che non avrebbero potuto accedere nemmeno all’alfabetizzazione primaria non solo di studiare, ma di godere dei vantaggi di un’istruzione di qualità e di costruirsi un futuro. Il metodo di TCF è divenuto negli anni un modello per il governo e per le ONG. Sono riusciti a costruire uno spirito comunitario attorno alle loro scuole che ha risvegliato negli investitori e nelle persone istruite il senso di appartenenza, e conseguentemente la voglia di fare qualcosa per il proprio paese.
Secondo la tua esperienza, l’arte può essere un strumento per l’emancipazione femminile?
In Pakistan, ad oggi, l’arte è l’esempio di come sia ancora forte il legame tra le donne, l’istruzione e il movimento femminile nel paese. Negli anni ’80, durante il regime repressivo del generale Zia ul Haq, numerose artiste e leader culturali si riunirono per formare il movimento Women’s Action Forum. I manifesti, gli slogan, il movimento stesso viveva grazie all’energia di poetesse, musiciste, artiste, avvocatesse e attiviste. Questa tradizione è rimasta viva. Da allora le donne hanno sempre rappresentato l’avanguardia nell’arte contemporanea, senza paura di riflettere e rappresentare temi con una forte connotazione socio-politica. Le istituzioni e i consigli d’arte, i dipartimenti d’arte universitaria, le gallerie, le curatele sono principalmente in mano alle donne: questo è di certo un fenomeno raro per qualsiasi paese. Per un paese musulmano poi, questa è una situazione unica e ne sono fiera.
“L’obiettivo dell’arte è quello di dare vita a una forma e, sebbene gli artisti non possano cambiare il mondo, possono, attraverso il loro lavoro, far volare l’immaginazione; possono indicare una direzione da seguire.” -Salima Hashmi