Quella di Shabana è una di quelle storie che lascia stupefatti: dopo che una catastrofe naturale le ha portato via tutto, ha continuato passo dopo passo a sperare in un futuro migliore. E lo ha realizzato.
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Sopravvivere a una catastrofe: la testimonianza di chi ci è riuscito
La storia di Shabana non è solo una storia legata al mondo di TCF: è un esempio per tutti coloro che lottano per sopravvivere con dignità alle sofferenze che la vita ha messo loro davanti, migliorando con tenacia la propria condizione.
La catastrofe improvvisa
Era una mattina come le altre nel mio villaggio di Muzaffarabad, Azad Kashmir; ero incinta del mio quarto bambino, impegnata a svolgere le mie faccende domestiche, quando improvvisamente il pavimento sembrò muoversi in una direzione e la casa in quella opposta. Ho capito subito che era un terremoto. Sono andata nel panico e ho afferrato i miei figli. Stringendoli a me, mi sono precipitata fuori di casa mentre tutto crollava e si trasformava in un mucchio di macerie
ricorda Shabana, ora studentessa del programma di alfabetizzazione Aagahi, tredici anni dopo che questa catastrofe le portò via la casa.
Shabana quel giorno non perse solo un tetto sotto cui vivere: suo marito rimase ucciso nel disastro, lasciandola sola a crescere i suoi figli.
Il momento della disperazione e dell’impotenza
Dopo la catastrofe Shabana è stata trasferita in un campo profughi insieme ad altri suoi parenti che nel terremoto avevano perso i loro cari. Tutti cercavano di mantenere come potevano le proprie famiglie.
In questo momento, il suo senso di completa disperazione e impotenza era acuito dal dover dipendere dagli altri per le questioni più basilari: non sapendo leggere era completamente in balia del mondo esterno e non poteva compiere appieno le sue scelte.
Io, come centinaia di altre persone dopo la catastrofe, avevo bisogno di aiuto; dipendevo completamente da altre persone che mi indicassero cosa fare, quali accorgimenti adottare per stare al sicuro, quali medicine dare ai miei figli. Le mie scelte non erano pienamente consapevoli e mi limitavo ad apporre l’impronta del mio dito al posto della firma ogni qualvolta mi sottoponevano un documento
ricorda Shabana.
Una nuova alba nella vita di Shabana
Il tempo ha lenito pian piano le ferite e con la ricostruzione della città nuove opportunità si sono aperte per Shabana. Nel 2007 TCF ha aperto la sua prima scuola a Mansehra e la quarta figlia di Shabana, di cui era incinta al tempo della catastrofe, si è iscritta per frequentare le lezioni.
Ma non finisce qui.
Al momento dell’iscrizione di mia figlia, la preside di TCF mi ha offerto sia di lavorare nella scuola come donna delle pulizie sia di iscrivermi al programma Aagahi di alfabetizzazione per adulti. Dopo quarant’anni di impotenza e dipendenza dal mondo esterno, ho finalmente imparato a leggere e scrivere.
ci dice Shabana, ormai convinta dell’importanza dell’istruzione così da volere che tutti i suoi figli siano autosufficienti nel prendere le loro scelte. Con grande pragmatismo, continua:
Nella nostra società quelli che hanno ricevuto un’istruzione possono sedersi sulle sedie, gli altri finiscono per sedersi sul pavimento. Questa è la differenza che fa l’istruzione!
L’insegnamento di Shabana
Storie come quelle di Shabana ci insegnano come possiamo trovare la luce anche nel buio di una catastrofe. Dopo il terremoto, il suo senso di impotenza ha fatto nascere in lei la consapevolezza dell’importanza del saper leggere e scrivere per poter prendere le proprie decisioni. Questa lezione, imparata a caro prezzo dalla sua vita, la trasmette ai figli, che ne potranno fare tesoro.
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