L’altro Pakistan: scuole e storie che cambiano la vita delle donne
di Francesca Salamino
con Fotografie di Max de Martino
«Non si parla abbastanza di Pakistan, o se ne parla solo in termini negativi»: sono le parole di Antonio Ferrari, giornalista del Corriere della Sera, che ha introdotto la serata del 26 settembre in Sala Buzzati a Milano, dedicata al tema dell’educazione in Pakistan. Una serata fortemente voluta da The Citizens Foundation che, dell’istruzione nel Paese, ha fatto la sua bandiera dall’ormai lontano 1995.
Se l’obiettivo primario dell’associazione è garantire un’istruzione di qualità anche ai più poveri e nella più auspicabile parità tra maschi e femmine in termini di accesso all’istruzione, si può a buon diritto parlare di “beneficienza sociale”, ovvero tutto ciò che di concreto può essere fatto per risollevare la vita e le sorti di un popolo. E, di concreto, la TCF in questi diciotto anni ha fatto molto: grazie all’iniziativa di un gruppo di imprenditori pakistani, sotto la sua gestione si contano oggi ben 910 scuole e un totale di 126 mila studenti.
«La diseducazione è il carburante per l’intolleranza, il terrorismo e le guerre – ha continuato Ferrari – ecco perché è così importante intervenire su questo, che è il primo strumento di emancipazione, soprattutto per le donne». Lo sosteneva anche Malala Yousafzai, l’attivista bambina pachistana che a soli 14 anni desiderava unicamente di studiare ma, per questo motivo, nell’ottobre dell’anno scorso i talebani le spararono alla testa. Eppure, oggi vive ancora, è la più giovane candidata al Premio Nobel per la Pace e resta il simbolo di un Pakistan migliore. Tehmina Janjua, Ambasciatore del Pakistan a Roma, ha inoltre evidenziato come il suo Paese conti molti più diplomatici donne rispetto ad altri paesi, anche occidentali e quanto sia importante il risultato raggiunto da un sistema di istruzione innovativo sotto la cui egida sono incredibilmente unite le plurime espressioni religiose e linguistiche di un paese tanto complesso.
È questo, l’altro Pakistan che si è voluto raccontare, anche grazie ai racconti di chi lo ha visto da vicino come Viviana Mazza, giornalista del Corriere, particolarmente sensibile al tema di Malala (Storia di Malala, Mondadori 2013) e delle donne pachistane. «Il Pakistan è ancora lontano dall’obiettivo posto dall’Onu di un’istruzione universale entro il 2015, però sta lavorando concretamente per arrivarci», ha sottolineato. Infatti, l’associazione, per quanto riguarda la parità tra maschi e femmine, si è posta come obiettivo di raggiungere almeno il 50% nelle iscrizioni, che saranno probabilmente incentivate anche dalla presenza di un corpo docenti totalmente femminile. «Le donne dono più intelligenti degli uomini – ha chiosato Mushtaq Chhapra, fondatore di TCF – e questo va sostenuto!».
A coronamento di una proposta tanto preziosa, era presente in sala anche Rijah, la figlia di Chhapra, una diciottenne con le idee già molto chiare: «Ho frequentato il programma estivo della TCF per il quale sono stata volontaria nelle scuole primarie e ho partecipato alle attività di fundraising a favore delle scuole dell’associazione – ha raccontato – ma il mio desiderio è di diventare medico e quest’anno inizierò gli studi».
Gretchen Romig, presidente di Italian Friends of the TCF, ha commentato: «La laicità e la flessibilità economica consentono di unire tutti, dando una risposta a quei 25 milioni di bambini pachistani che ancora non vanno a scuola».
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Si ringraziano i sostenitori e promotori di Italian Friends of TCF ONLUS che hanno contribuito a realizzare l’iniziativa