TCF è stata invitata a partecipare al Forum Economico Mondiale di Davos 2016. Quale legame tra l’Economia Mondiale e l’Istruzione di Qualità? Al di là dell’ovvietà apparente, la ragione di tale partecipazione è da collegare al prestigioso riconoscimento che TCF ha ricevuto nel 2015 dalla Fondazione Schwab quale “Social Entrepreneur of the Year”, che seleziona ogni anno eccellenti imprenditori sociali per i loro approcci innovativi e per il loro potenziale impatto globale.
Riportiamo qui l’intervista rilasciata il 17 gennaio da Mushtaq Chhapra, Presidente e Fondatore di TCF.
Qual è il segreto per portare scuole eccellenti nelle aree più povere del mondo? Mushtaq Chhapra di The Citizens Foundation (TCF), che gestisce scuole in comunità svantaggiate e remote in Pakistan, ci parla di educazione, cambiamenti sociali e del perchè tutto il personale delle sue scuole è femminile.
Dal 1996 avete costruito 1.060 scuole per 165.000 bambini in 100 località diverse in tutto il Pakistan. Come siete riusciti a raggiungere questo risultato?
Il nostro obiettivo è fornire una istruzione di qualità all’interno di un quartiere piuttosto che allontanare i bambini dalla loro comunità. Questo è probabilmente il nostro successo più grande, considerate le delicate condizioni di sicurezza in Pakistan. Qui i genitori non si fidano a lasciare che le proprie figlie si rechino lontano dai loro villaggi e comunità. Quando apriamo una nuova scuola, identifichiamo una località presso la quale non è presente alcun istituto. Una volta raggiunto il luogo prescelto, ci sediamo con gli anziani del villaggio e spieghiamo loro qual è il nostro sistema scolastico e quali benefici porterà ai bambini di quell’area. In seguito, costruiamo una scuola vera e propria. TCF non crede in scuole povere per bambini poveri, quindi, seguendo questa filosofia, le nostre strutture sono tutte all’avanguardia e completamente attrezzate e si trovano nei quartieri più bisognosi. Le nostre scuole dispongono di aule, una libreria, un’aula informatica e laboratori di scienze per le classi dell’ultimo anno, un’area giochi per i bambini e un’aula insegnanti. Il processo di apprendimento è interattivo e i bambini sono incoraggiati a riflettere criticamente. Questi sono tutti gli elementi che contraddistinguono il programma di The Citizens Foundation e che hanno reso il sistema ciò che è oggi. E’ facilmente adattabile; si può replicare. E’ così che siamo passati da 5 scuole a gestirne 1.060 in meno di 20 anni.
Cos’ha di speciale il vostro programma di studi?
Deve basarsi sul programma nazionale pakistano, ma possiamo migliorar lo e integrarlo. Nel corso degli anni, abbiamo sviluppato una versione aggiornata del la didattica, ad esempio: lavoriamo con libri pubblicati dall’Oxford University Press, ma abbiamo incaricato un gruppo di educatori di modificare i testi affinché siano più vicini alla realtà dei bambini che vivono in quartieri e villaggi pakistani. I volumi si articolano intorno a una serie di progetti pratici e promuovono il pensiero critico. Il sistema di apprendimento è contestuale, quindi gli esempi non parlano di “Peter e Jane ” ma di bambini con nomi pakistani, che li rende più familiari. Abbiamo adattato i testi ai bisogni dei bambini del posto.
Qual è il contributo degli insegnanti per rendere questo programma un successo?
Noi puntiamo a un equilibrio fra bambini e bambine che si attesti intorno al 50-50, quindi per raggiungere questo risultato disponiamo di un corpo insegnante interamente femminile. L’anno scorso avevamo 7.700 insegnanti, quest’anno 8.900 e per il prossimo abbiamo intenzione di aggiungerne altri sei o 700 in più. Il 92% dei nostri studenti viene promosso agli esami finali, rispetto al 56% dei bambini che frequentano le scuole statali. Quasi la metà dei nostri studenti si diploma con una A o A+ (il massimo dei voti, n.d.r.), mentre per quanto riguarda le scuole statali la quota riguarda solo il 25%. Abbiamo un team che si occupa del programma di studi e della formazione dei docenti, mentre un’unità di controllo qualità visita e monitora direttamente le unità scolastiche e coordina gli esami centralizzati. Ogni anno organizziamo un corso di formazione specifico per le necessità del corpo insegnante, quindi anche se si trovano in località remote queste scuole non sono mai abbandonate a se stesse.
Qual è l’impatto delle scuole sull’intera comunità?
Gli abitanti dei villaggi o dei quartieri poveri considerano la scuola come un centro per tutta la comunità, non solo per i bambini. Abbiamo anche iniziato un programma di alfabetizzazione per le donne. E anche programmi di tutoraggio. Offriamo acqua pulita in almeno il 60% delle nostre scuole; i bambini bevono quell’acqua e possono anche portarla a casa. Ormai è un progetto di sviluppo dell’intera comunità e noi lavoriamo soltanto con partner no-profit. Attraverso l’educazione possiamo affrontare così tanti problemi sociali diversi allo stesso tempo.
Qual è il prossimo obiettivo di TCF?
Vorremmo usare la nostra esperienza per migliorare le scuole statali e il settore scolastico privato, che sta attraversando una fase di crescita esponenziale negli ultimi 15 anni. Ci sono 57 milioni di bambini che non vanno a scuola nel mondo, mentre 250 milioni sono analfabeti e incapaci a far di conto nonostante frequentino la scuola, a causa di una qualità dell’insegnamento estremamente bassa. Noi offriamo a quelle scuole un intero ventaglio di servizi, da libri buoni a corsi per gli insegnanti, ma ci stiamo anche interessando a programmi audio e via radio per quei bambini che non vanno a scuola. Un’ulteriore opzione sarebbe quella di subentrare in una scuola statale e gestirla per conto del Governo, sviluppando tutti i punti del nostro metodo. Il nostro obiettivo è raggiungere 1,5 milioni di bambini.
In quali regioni al di fuori del Pakistan si potrebbe applicare il vostro modello?
Il punto di partenza sarebbe l’Asia meridionale, tra Bangladesh, Nepal o India; tuttavia non in Sri Lanka, dato che le loro politiche educative sono già molto avanzate. Direi anche l’Africa, ma qui avremmo bisogno di lavorare molto di più in termini di attuazione e traduzione. Il nostro modello è più efficace dove si può contare su una certa sicurezza, per esempio formare un corpo insegnante può essere uno dei problemi nelle zone colpite dalle guerre. Non abbiamo aperto scuole nel nord del Pakistan proprio a causa del conflitto con i Talebani: non riusciamo a trovare docenti donne in queste zone.
Qual è il suo consiglio per chi volesse iniziare un progetto simile?
Il primo passo sarebbe quello di venire in Pakistan, passare del tempo con noi, sul campo, e vedere come funziona il sistema. Offriamo corsi di formazione degli insegnanti e stiamo anche sviluppando un prodotto chiamato “TCF in a box”, contenente tutta una serie di informazioni su come gestire una scuola. Per finire, stiamo lavorando a un progetto di istruzione via radio con supporti audio. Quindi questi sono i tre prodotti che potremmo esportare. Un altro suggerimento è ascoltare attentamente le persone del posto e adattare il modello perchè risponda alla loro realtà. A ogni bambino ovunque nel mondo dovrebbe essere offerta la possibilità reale di andare a scuola.